Il lago Inle in Myanmar è un posto incredibile, che ti lascia senza parole. Ero curiosissima di raggiungerlo ed esplorarlo sulla nostra barchetta.
Il lago è davvero vastissimo e circondato da montagne che all’alba e al tramonto creano uno scenario da favola. La popolazione si sposta su delle barche lunghe e sottili e vive su delle palafitte.
Dove alloggiare
Come a Bagan anche a Inle potrete optare per due soluzioni: quella low cost, ovvero stare a Nyaung Shwe, un piccolo paese a nord del lago, oppure pernottare su una palafitta in uno dei tanti resort sul lago stesso a prezzo però più alto. La prima soluzione, sebbene più economica, perché potrete alloggiare in alberghi meno cari o ostelli, vi farà perdere tempo, visto che tutte le attrazioni maggiori del lago sono a sud di esso e per raggiungerle impiegherete un’ora solo andata. Dormire su una palafitta invece, è un’esperienza diversa dal solito e gli alberghi disponibili sul lago sono tutti molto belli. Noi abbiamo prenotato allo Shwe Inn Tha Floating Resort, un posto da sogno. Ogni stanza è una palafitta a sé stante con il suo balconcino privato. Lo staff è gentilissimo, ma anche qui come nella maggior parte dei posti in Myanmar, non propriamente capace di parlare inglese. Anche qui c’è la piscina e la spa è fantastica (sono una fan dei massaggi) con la sua rilassante vista sul lago e sulle montagne circostanti. Il complesso dell’albergo è piuttosto grande, quindi si può scorrazzare in giro e trovare gli spot perfetti per assistere al tramonto. In base alla stanza che vi verrà assegnata, potrete avere vista su alba o tramonto. La nostra palafitta aveva una spettacolare vista sull’alba, fruibile direttamente dal nostro letto. What else?
Cosa fare
Tour del lago
Il giro più interessante del lago è quello al centro-sud (dove si trovano anche la maggior parte dei resort). Ci sono vari posti da visitare che potrete raggiungere affittando una barca (sia dal resort o da qualche barcaiolo locale) dal mattino e riuscirete a vedere tutto anche in un giorno. Il mio consiglio è quello di tenere il contatto del barcaiolo che vi porterà in albergo nel giorno del vostro arrivo. Con lui potrete contrattare il prezzo per le gite nei giorni successivi, invece che spendere delle cifre ridicole usando le barche dei resort. Vi porterà quindi tra i villaggi e le palafitte per scoprire come vivono i locali. Devo però fare una premessa. Non sono nuova a questo genere di tour, ovvero in Asia quando andate a vedere qualcosa, state certi che lungo la via ci si fermerà alla fabbrica di caramelle al cocco, alla fabbrica di ombrellini di carta dipinti a mano, alla fabbrica di batik, alla fabbrica di sapone al frangipani eccetera eccetera. Che lo vogliate o no. Ora, se fate parte di un gruppo di persone, dovrete sorbirvi tutta la tiritera, che a volte si rivela pure interessante, e dire no a quelli del posto che vorranno appiopparvi il batik o l’ombrellino di carta dipinto a mano o le caramelle. In Cina per esempio ci siamo fermati a vedere come si creasse la seta dai bachi e ci hanno fatto filare dei tessuti: interessante dopotutto. Successivamente ci hanno portato a vedere le perle: chissenefrega. Se invece siete in un tour privato potrete decidere voi quanto tempo stare e se andare, come per noi questa volta. Qui al lago ci hanno portato a vedere come si costruiscono le barche che i locali usano, come si creano le sigarette che fumano qui e come si estrae il filo da tessere dai fiori di loto.
Mentre siete in navigazione lungo il lago lo spettacolo è non stop. Palafitte di tutte le fogge, barchette che vi sfrecciano accanto, gente che vive la sua quotidianità, bambini e animali che fanno il bagno nell’inquinatissimo lago.
Ovviamente non mancheranno i monasteri e le pagode nemmeno qui al lago! Abbiamo visitato il monastero Nge Hpe Chaung, chiamato anche Jumping Cat Monastery per via dei gatti che, apparentemente, sarebbero addestrati dai monaci a saltare in un cerchio. Noi abbiamo visto i gatti, sì, ma non c’è stato nessun salto. Meglio così, direi, visto che non sono molto favorevole ai posti dove vengono sfruttati gli animali.
La famosa pagoda del lago Inle è la Phaung Daw Oo Pagoda, che si staglia sull’acqua. La sua particolarità sono le statue del Buddha al suo interno che negli anni sono state completamente ricoperte di finissime foglie d’oro, tanto che non è più possibile riconoscerne la forma originale.
Siamo passati poi al villaggio delle donne Kayan (o Padaung o Karen) che sono un’etnia tibeto-birmana confinata in alcuni villaggi tra Myanmar e Thailandia. Molte tribù si rifugiarono in Thailandia per sfuggire al conflitto birmano e al suo conseguente regime militare. Sono comunemente conosciute come “long neck” per via della spirale di anelli che avvolge il collo dall’età di cinque anni in poi, aumentando sempre di più il numero di anelli col crescere. Molti pensano che in questo modo sia il collo ad allungarsi, quando invece è la clavicola che viene spinta verso il basso, comprimendo la cassa toracica. Il massimo di anelli fisicamente possibile da indossare è ventisei. Gli anelli non vengono solo posizionati intorno al collo, ma talvolta anche alle gambe e alle braccia. Quando ho incontrato queste donne nel loro villaggio ho provato dei sentimenti contrastanti: curiosità infinita di trovarmi finalmente davanti a queste donne quasi mitologiche e vedere coi miei occhi che davvero hanno tutti quegli anelli intorno al collo e allo stesso tempo tristezza per la loro condizione di minoranza etnica quasi trattata come un fenomeno da baraccone.
Sulla via del nostro spot per guardare il tramonto abbiamo navigato tra i floating gardens, ovvero delle piantagioni di frutta e verdura (ma anche coltivazioni di fiori) galleggianti.
Alzarsi prima dell’alba in Myanmar è la prassi, perché è pieni di luoghi spettacolari da cui guardare il sole sorgere. Inle non è da meno, anzi! Alzatevi presto e andate a godervi l’alba insieme ai pescatori in mezzo al lago. Dapprima, e molto ingenuamente, pensavo che i tizi che ho fotografato fossero dei veri pescatori che fossero lì al mattino presto per pescarsi il pranzo, ma invece no. Sono delle mere attrazioni turistiche che aspettano i turisti per farsi fotografare. È stata la delusione più grande, soprattutto perché ero super eccitata di vedere finalmente i famosi pescatori del lago Inle. L’apoteosi della finzione l’hanno raggiunta quando hanno posato con un pesce finto (o tremendamente mummificato), facendo finta fosse il loro bottino. In un certo senso è come se fossero un museo vivente, sono lì per farci vedere come fossero i pescatori qualche tempo fa, quindi alla fine ci può stare. La mia consolazione è che sono riuscita a fare delle belle foto e dei bei ritratti, visto che le loro barche erano vicinissime alla nostra. Ovviamente non dimenticate di dargli una mancia prima di andarvene, in fondo sono lì apposta.
I pescatori di oggi sono praticamente identici a quelli “antichi” ma usano delle normali reti da pesca. È molto curioso il modo in cui remano, posizionandosi vicinissimi al bordo e aiutandosi con una gamba, perché le braccia sono impegnate con le reti.
Nyaung Shwe
Il giorno della partenza ne abbiamo approfittato, visto che il nostro bus notturno era alle otto di sera, per fare un giro a Nyaung Shwe, una piccola città a nord del lago. Non c’è moltissimo da fare onestamente, ma affittando la bicicletta potrete visitare la città e i dintorni. Pedalando e uscendo dai confini verso la campagna la vista sarà splendida, percorrerete distese intere di campi di riso e alberi di banano, immersi in nel verde smeraldo. Non perdetevi il bellissimo monastero Shwe Yan Pyay coi suoi monaci lungo la via del ritorno.
La città è piena di pagode sparse qua e là, ostelli e café carini dove fermarsi a fare una pausa mentre aspettate il vostro bus.
Dopo la polverosa e rovente Bagan abbiamo trovato refrigerio qui tra le acque del lago Inle. Questo è un posto incantato, nonostante si percepisca chiaramente anche qui come cerchino di spillare ai turisti fino all’ultimo centesimo. La bellezza che vi circonda però compensa. Quelle che farete qui sono esperienze uniche e assisterete a tramonti e albe che tolgono il fiato. Il lago Inle è qualcosa di unico al mondo.
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