Chissà quante persone si saranno chieste cosa c’è da fare a Pyongyang nella Corea del Nord. Forse non tantissime. Io sicuramente me lo sono chiesto tante volte e non ho trovato grandi risposte online. Per questo sono andata a vederle coi miei occhi e mi sono affidata al tour operator col quale ho dovuto obbligatoriamente prenotare il mio viaggio in DPRK. Come dicevo qui quello in Corea del Nord è un viaggio diverso da tutti gli altri, non si può scegliere quello che si vuole fare o vedere, il tour deve essere organizzato da un’agenzia che programmerà il tutto per voi. Potete fare delle richieste, chiaramente, che dovranno poi essere approvate, io per esempio, ho chiesto di mangiare qualcosa di preciso e mi ci hanno portata, oppure ho chiesto di essere portata a vedere un monumento e poi a visitare una scuola, tappe che non erano nel mio programma, ma sono stata accontentata per fortuna. Le mie guide e il mio autista sono stati magnifici davvero.
[guarda qui la mia playlist di video interessanti sulla Corea del Nord]
Piccola doverosa premessa: andare in viaggio in Corea del Nord non vuole dire supportare il regime nordcoreano. Se dovessi viaggiare solo in posti di cui approvo il governo allora non dovrei andare da nessuna parte. Non dovrei andare negli Stati Uniti, perché non concordo con la linea di governo di Trump. La stessa cosa varrebbe in Russia o in Cina, dove sono stata e, se capiterà, tornerò. Ho viaggiato per il Myanmar per venti giorni e non per questo ho supportato i militari che uccidono i rifugiati rohingya. Io voglio viaggiare e vedere il mondo.
Quindi no, non sono una sostenitrice del governo totalitario e dittatoriale della famiglia Kim, sono solo una viaggiatrice curiosa. Quello che ho riportato in questi articoli è il frutto di quello che ho visto coi miei occhi e delle conversazioni che ho avuto con i nordcoreani. Nulla è inventato e nulla è romanzato.
Guarda il travel vlog del mio viaggio qui sotto.
Purtroppo nonostante il cibo sia sempre una parte fondamentale dei miei viaggi e dei miei articoli, stavolta non posso segnalarvi nessun ristorante in particolare, perché ogni pasto era organizzato dall’agenzia e onestamente non saprei nemmeno dirvi i nomi. Ho sempre mangiato bene e tante cose diverse, il cibo non è spaziale, la cosa che mi è piaciuta di più sono i loro dumpling (i mandu), il Korean BBQ e i noodles. Onnipresente era il pesce fritto, l’aglio (sempre e ovunque, una piaga!) e il noktujijim, un pancake fritto di fagioli verdi.
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Devo dire che di cose da vedere a Pyongyang e nei dintorni ce ne sono, eccome. Le mie giornate sono state sempre molto intense e piene di cose da fare. Qui vi faccio un elenco delle cose da non perdere.
1. JUCHE TOWER
La Juche Tower prende il nome dall’ideologia Juche, sviluppata dal Presidente Eterno Kim Il-sung, che riunisce autarchia, autosufficienza, patriottismo, tradizionalismo coreano e marxismo-leninismo.
Fu completata nel 1982 e sorge sulla riva del fiume Taedong, esattamente di fronte a piazza Kim Il-sung, che si trova sulla riva opposta. Venne eretta per commemorare il settantesimo compleanno di Kim Il-sung e per simboleggiare questo è fatta di 25,550 blocchi di granito, uno per ogni giorno di vita del presidente. La torre è alta 170 metri e si può salire fino in cima con un ascensore pagando €5. La vista è pazzesca, perché si riesce a vedere tutta la città di Pyongyang con i suoi palazzoni colorati.
Alla base della torre dal lato del fiume c’è il Worker, Peasant and Intellectual Monument, una statua di bronzo alta 30 metri che raffigura un lavoratore che tiene in mano un martello, una contadina che tiene in mano una falce e un intellettuale che tiene invece un pennello da calligrafia. I tre oggetti rappresentano le basi su cui si fonda il partito dei lavoratori coreano.
2. KIM IL-SUNG SQUARE
La Piazza Kim Il-sung si trova nel distretto centrale del Pyongyang, diametralmente opposta alla Juche Tower, separate dal fiume Taedong. Fu costruita nel 1954 secondo il piano di ristrutturazione della capitale dopo la distruzione della Guerra della Corea. Ha superficie di 75.000 metri quadrati tanto da poter essere occupata da più di 100.000 persone.
La piazza ha un grande significato culturale e ospita molto spesso raduni, spettacoli di danza e parate militari, oltre che ricoprire un ruolo di primo piano nei media riguardanti la Corea del Nord. Sul pavimento sono presenti vari segni che indicano dove devono posizionarsi militari e ballerini durante le loro spettacolari parate. Sull’edificio alle spalle della piazza sono appesi i ritratti di Kim Il-sung e del figlio Kim Jong-il (dove una volta erano appesi quelli di Marx e Lenin). Durante il regime di Kim Jong-il, era appeso soltanto il ritratto del padre, ma quando morì anche lui, venne aggiunto il suo ritratto in segno di commemorazione.
3. MONUMENT TO THE KOREAN WORKERS PARTY
Questo monumento è dedicato alla fondazione del Partito del Lavoro di Corea. Gli elementi raffigurati sono il martello, il pennello da calligrafia e la falce sorretti da tre mani, che rappresentano rispettivamente gli operai, gli intellettuali e i contadini. Il monumento, che è alto 50 metri, vuole raffigurare la loro unione e venne realizzato nel 1995 in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione del Partito del Lavoro di Corea.
Si erge su una grande piazza dove vengono spesso organizzate feste e danze. Il monumento è circondato da una fascia che recita “Gli organizzatori della vittoria del popolo coreano e il leader del Partito del Lavoro di Corea!”. La decorazioni circolari sotto il monumento hanno un diametro di 70 metri e simboleggiano i 70 anni di storia del partito dai tempi dell’unione contro l’imperialismo. All’interno della fascia sono presenti tre bassorilievi che raccontano la storia del partito.
Questa visita per me è stata super emozionante, perché aspettavo di trovarmi di fronte a questo monumento da anni, giuro. Essere lì è stata la conferma al 100% che il mio bramato viaggio in DPRK stava realmente accadendo. Aver trovato poi delle bellissime signore nordcoreane nei loro colorati vestiti tradizionali ballare nella piazza di fronte, accompagnate da musiche suggestive, mi ha emozionata all’ennesima potenza.
4. KUMSUSAN PALACE OF SUN
Questo splendido palazzo che si trova poco fuori Pyongyang ospita e custodisce le salme dell’Eternal President Kim Il-sung e di suo figlio l’Eternal Chairman Kim Jong-il. Il Kumsusan Palace fu costruito nel 1976 come residenza del grande leader Kim Il-sung e solo dopo la sua morte nel 1994 il palazzo venne trasformato in un mausoleo.
La visita è molto seria. Si deve seguire un dress code ben preciso per poter accedere al palazzo, le guide vi istruiranno per bene sull’abbigliamento formale che dovrete adottare: non si possono indossare scarpe da ginnastica, né sandali, né anfibi, per le donne gonna (ma vanno bene anche i pantaloni) e camicia, per gli uomini giacca e cravatta, non sono ammessi jeans, canottiere, vestiti succinti o eccentrici, occhiali da sole e cappelli. All’interno è possibile introdurre solo sé stessi. Niente telefoni, macchine fotografiche, borse, io avevo con me solo i soldi.
Tutte le foto degli interni del Kumsusan palace da qui in poi sono state recuperate quindi da Google (se ne trovano davvero pochissime), ma le mie guide sono state così carine di avermi regalato un libro che parla del palazzo ed è pieno di foto.
Ci sono delle regole piuttosto rigide da rispettare e visto l’elevato numero di telecamere sparse in giro e di militari che controllano il tutto io le rispetterei. Prima di accedere si aspetta in un salone, dopo ci si raduna in un atrio esterno e si passa un primo metal detector. Giacche, borse e qualsiasi oggetto si possegga deve essere lasciato in un guardaroba e si passa un altro metal detector, nonché una specie di tappeto-rullo che pulisce la suola delle scarpe. Poi si accede a dei lunghissimi corridoi percorsi da tapis roulant sui quali è vietato camminare, ma bisogna invece lasciarsi trasportare (io stavo impazzendo a quella velocità di lumaca) e sui muri sono appese le prime foto dei due leader in alcuni momenti importanti della loro vita politica. Si arriva finalmente alle lussuosissime sale del palazzo dai soffitti altissimi, marmi bianchi meravigliosi così lucidi che ci si potrebbe specchiare e in cui sono custoditi vari oggetti appartenenti ai leader, addirittura i vagoni dei treni in cui viaggiavano e loro barche. Una delle sale più belle è quella in cui sono presenti due grandi statue dei leader Kim Il-sung e Kim Jong-il, davanti le quali bisogna inchinarsi.
Preparatevi, perché ci si inchinerà spesso durante la visita nel palazzo e mettete in conto che farlo è assolutamente obbligatorio, quindi se non avete intenzione di porgere rispetto ai leader non perdete tempo al Kumsusan Palace. Questo non vuol dire supportare i leader e nemmeno sostenere l’ideologia dittatoriale del governo, ma significa rispettare le regole di un paese molto diverso dal nostro. Dopo tutto se andate, che ne so, in Arabia Saudita e siete donne dovete per forza coprirvi integralmente, questo mica vuol dire che appoggiate l’ideologia musulmana! Viaggiare è anche questo, rispettare gli altri paesi. Decisamente il mio sentimento durante l’inchino ai leader nordcoreani era completamente diverso da quello delle mie guide devote, per esempio.
Chiusa questa dovuta parentesi, si prosegue in altre sale fino a quella in cui si trova la statua dell’ Eternal President Kim Il-sung, fondatore della DPRK (altro inchino anche qui), si esce e si passa attraverso una porta che spara costantemente aria compressa per pulire i passanti da qualsiasi residuo possano avere addosso (?) prima di entrare nella stanza che conserva la salma di Kim Il-sung. La sala qui, al contrario delle altre luminose dai marmi bianchi, ha invece colori scuri e luci soffuse. Al centro di quattro colonne piantonate da un militare ciascuno c’è la bara che contiene il corpo del leader, circondata da cordoni. Si entra e si fanno tre inchini, uno di fronte alla bara, si passa poi in senso orario al lato destro della salma e ci si inchina di nuovo, si passa dietro fino a raggiungere il lato sinistro della bara per inchinarsi di nuovo. Il tutto è estremamente composto e in sincrono con chiunque si abbia accanto. In questa stanza riecheggia dagli altoparlanti la canzone solenne scritta appositamente per la morte del leader.
Passando al piano superiore si ripete la stessa identica storia, ma in questo caso la salma è quella del figlio Kim Jong-il.
La vista al palazzo è piuttosto lunga, si passano in rassegna le vite dei due leader tramite gli oggetti a loro appartenuti e le fotografie storiche.
All’esterno c’è un giardino enorme e un ruscello che gira intorno al palazzo. Le decorazioni sono senza dubbio poco sobrie e l’erba e i fiori mantenuti in delle condizioni perfette, senza un minimo difetto. Avendo visitato questo palazzo durante il giorno del giorno del sole (15 aprile e nascita del presidente Kim Il-sung) i giardini erano pieni di nordcoreani in divisa o con i vestiti tradizionali che festeggiavano la ricorrenza.
5. DMZ
La DMZ (acronimo di demilitarized zone, cioè zona demilitarizzata) anche conosciuta come linea di demarcazione militare o linea dell’armistizio, segna il confine tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. È una striscia di terra che attraversa la penisola coreana, istituita di comune accordo tra la Corea del Nord, la Cina e le Nazioni Unite nel 1953 e che funge da zona cuscinetto tra le due Coree. Divide la penisola coreana in due parti, attraversa il 38º parallelo, è lunga 248 km e larga 4 km, e, nonostante il nome di zona demilitarizzata, è invece il confine più armato del mondo. Nel corso degli anni la zona è stata teatro di diversi incidenti che hanno coinvolto sia civili che militari. La zona fu stabilita come tale alla fine della guerra di Corea; con l’armistizio del 27 luglio 1953 le due parti in guerra accettarono di fare arretrare le proprie truppe di 2.000 metri dalla linea di demarcazione militare coreana.
All’interno della zona demilitarizzata vi è l’Area di Sicurezza Congiunta, dove le negoziazioni hanno luogo e dove furono firmati i principali trattati.
Nel 2018 il presidente della Corea del Sud oltrepassò il confine e quello della Corea del Nord fece la medesima cosa per un incontro pacifico. La foto della stretta di mano tra i due presidenti fece il giro del mondo. Io ero già stata al confine tra le due Coree dal lato sudcoreano e ne ho parlato qui.
6. MANSUDAE GRAND MONUMENT
Sulla collina Mansu, nel cuore di Pyongyang, si stagliano le statue di bronzo alte 20 metri dell’Eternal President Kim Il-sung e di suo figlio l’Eternal Chairman Kim Jong-il. Anche qui c’è bisogno di seguire un dress code (sicuramente meno rigido) e obbligatoriamente portare dei fiori da lasciare in omaggio ai leader e inchinarsi subito dopo. Il monumento venne completato nell’aprile del 1972 per commemorare il sessantesimo compleanno di Kim Il-sung e presentava inizialmente solo la sua statua. In seguito alla morte di Kim Jong-il nel 2011 venne eretta la sua statua sul lato sinistro del padre. Dietro alle due statue c’è un muro con un mosaico murale raffigurante un paesaggio del monte Paektu, la montagna consacrata alla rivoluzione.
Ai lati delle due statue ci sono altri due monumenti con rappresentazioni di soldati, lavoratori e contadini nella loro lotta anti-giapponese e di rivoluzione socialista. Anche questa visita è stata piuttosto toccante, perché ero letteralmente circondata da nordcoreani e non c’era nessun altro turista in giro. Prima di salire sulla collinetta si comprano dei mazzi di fiori dai fioriai che si trovano lì e si portano sù per deporli alla base del monumento, alcune persone portano dei vasi con dei bouquet che, per ragioni di sicurezza, vengono controllati con un metal detector prima di avvicinarsi al monumento. Si sale in modo composto e in modo altrettanto ordinato si raggiunge il monumento. Se c’è tanta gente, come nel mio caso, degli addetti regoleranno i flussi di persone in modo che non si crei una folla senza senso. Le mie guide mi hanno accompagnata a lasciare i fiori ai piedi del monumento per poi inchinarci tutti insieme allo stesso momento. Eravamo tutti incredibilmente allineati e in sincrono. Subito dopo l’inchino ci siamo spostati per dare spazio al gruppo dopo di noi.
7. CHOLLIMA
Il Chollima è l’animale nazionale nordcoreano e questa statua è stata costruita nel 1961 per celebrare la rapida ricostruzione dopo la guerra di Corea. Oltre ad essere il soprannome della nazionale di calcio della Corea del Nord, è anche la principale fonte d’ispirazione del movimento Chollima, che promuoveva, in maniera simile allo stacanovismo sovietico, un rapido sviluppo economico seguendo i precetti del socialismo. Infatti, dopo la guerra di Corea, il paese aveva bisogno di ingenti lavori di ricostruzione per poter tornare funzionale. Fu in questa occasione che Kim Il-sung diffuse lo slogan: “Corriamo alla velocità del Chollima!”, proprio perché il Chollima era un animale mitologico che era impossibile da domare per via, appunto, della sua velocità. L’animale simboleggia quindi l’eroismo, la costanza dello spirito combattivo del popolo coreano e le innovazioni progredite così rapidamente proprio alla velocità del Chollima. Questa statua si trova nei pressi del Mansudae Grand Monument sulla Mansu Hill a Pyongyang, raggiunge i 46 metri d’altezza ed è lunga 16 metri. Sul cavallo sono posti due giovani, l’uomo porta una lettera al Partito dei Lavoratori di Corea e la donna porta un covo di riso.
8. ARCO DI TRIONFO
L’arco di trionfo di Pyongyang misura circa 60 metri d’altezza e 50 di larghezza e pare essere il più grande al mondo. È interamente rivestito da 25.500 blocchi di granito bianco, simbolo del numero di giorni (70 anni) vissuti da Kim Il-sung fino a quel momento. Le iscrizioni dell’arco riportano la Canzone del generale Kim Il-sung (uno degli inni rivoluzionari nordcoreani), l’anno 1925, quando si racconta che il generale iniziò la lotta di liberazione nazionale e l’anno 1945, quando l’occupazione del Giappone terminò. Si può salire in cima e avere una vista a 360 gradi della città. È stato il primo monumento che ho visitato a Pyongyang appena arrivata dall’aeroporto. Salita sù ho potuto assistere dall’alto alle prove delle coreografie di alcuni ragazzi che si esercitavano nella piazza di fronte.
Accanto all’arco e attraversando questa piazza si raggiunge il parco divertimenti Kaeson, un vero e proprio luna park. Qualche giorno dopo sono stata in questo parco giochi ed è stato molto interessante vedere come i coreani si divertono. Per visitare il parco c’è una guida specifica che accompagnerà voi e le vostre guide e che vi assisterà in caso vogliate usufruire delle attrazioni. Si paga €2 per l’ingresso e poi ogni attrazione individualmente.
9. VICTORIOUS FATHERLAND LIBERATION WAR MUSEUM
Il Museo della Guerra Vittoriosa è un museo di Pyongyang che racconta la guerra di Corea (1950-1953). È davvero enorme, oltre che lussuoso nelle sue sale spaziose ed eleganti. Anche qui era vietato fare foto all’interno, quindi ne ho recuperate alcune su Google per farvi vedere com’è.
Il museo elogia la Corea del Nord e il suo successo nella lotta contro l’arcinemico americano e il suo stato fantoccio della Corea del Sud. Presenta quindi le vittorie della Corea del Nord e dei militari sui suoi nemici, che furono completamente sconfitti e spezzati dalla forza della DPRK. Questo è confermato dalla grande quantità di armi ed elmetti da combattimento della fanteria statunitense catturati dai nordcoreani ed esposti nel museo, per dare l’idea delle gravi perdite subite dall’esercito americano nella guerra di Corea. In alcune parti del palazzo sembra quasi di essere in trincea, soprattutto quando si sale al terzo piano dove si trova un diorama a 360 gradi della battaglia di Taejon.
Troviamo anche l’artiglieria militare nordcoreana usata durante la guerra, come i carri armati sovietici, l’artiglieria antiaerea, i mezzi navali e gli aerei da guerra.
Oltre alle molte statue, figure, murales e manufatti del museo, una delle principali attrazioni visitabili del museo è la USS Pueblo, una nave della marina statunitense catturata dalla Corea del Nord quando sarebbe entrata nelle loro acque territoriali nel gennaio 1968. Tutto quello presente nel museo è sapientemente spiegato da una guida in uniforme.
10. MORAN HILL PARK
Questo parco si trova nel cuore di Pyongyang ed è immenso. Oltre ai vari padiglioni della tradizione, come quelli in foto qui sotto, ci sono distese di alberi, piante e ruscelli e i coreani si ritrovano spesso qui per fare i loro tipici picnic del weekend. Quando ho visitato il parco io era una giornata di festa, il giorno del Sole, e molti degli abitanti di Pyongyang si sono riuniti al Moran Hill Park per festeggiare la nascita di Kim Il-sung. C’era un sacco di gente ed è stato davvero emozionante passargli accanto e vedere come cantavano e ballavano tutti insieme. Mi hanno pure tirata in mezzo facendomi ballare con loro! L’aria che si respirava era davvero di festa e molto rilassata; erano tutti (apparentemente) felici. Io e le miei guide ce la siamo spassata passeggiando sotto il sole mangiando un gelato.
11. PYONGYANG METRO
Nonostante io avessi una macchina privata per tutti i miei spostamenti, una corsa nella meravigliosa metro era d’obbligo. La rete metropolitana di Pyongyang dispone al 2019 di due linee operative, comprendenti in totale 17 stazioni. La lunghezza complessiva della via ferrata è di circa 22 km. Le linee sono completamente sotterranee e si trovano a 110 metri sotto il livello del suolo: ciò rende la metropolitana di Pyongyang la più profonda al mondo (può essere anche adattata a rifugio antiaereo in caso di guerra, infatti gli ingressi delle stazioni sono dotati di porte in acciaio di grandi dimensioni). Il costo di un singolo biglietto è pari a 5 won (€0.0049). I turisti stranieri sono ammessi a viaggiare solamente tra le stazioni Puhŭng (la prima in foto qui sotto) e Yŏngwang (la seconda foto).
All’interno delle stazioni e dei treni, degli altoparlanti diffondono i programmi radiofonici della radio di Stato e vari discorsi di propaganda, intervallati ogni tanto dall’inno nazionale, voci e canzoni che mi hanno onestamente creato uno stato di leggera inquietudine. Sulle banchine si trovano le copie del Rodong Sinmun, il giornale ufficiale del Partito del Lavoro di Corea, disponibili per la libera consultazione come potete vedere qui sotto. Nelle stazioni e sui treni è proibito fumare e mangiare. Hanno due tipi di treni: quelli antichi di produzione tedesca o slovacca e quelli più moderni di produzione DRPK, di cui vanno fierissimi.
12. REUNIFICATION ARCH
Il Monumento alla Carta dei Tre Punti per la Riunificazione Nazionale (nome ufficiale) è un arco di trionfo situato nella parte sud di Pyongyang. Inaugurato nell’agosto 2001, che celebra gli sforzi del governo nordcoreano nel conseguire la riunificazione della Corea. La struttura è modellata a forma di due figure femminili, vestite in abito tradizionale, protese l’una verso l’altra, che reggono l’emblema della Carta dei Tre Punti e un globo con l’immagine della penisola di Corea unita, cinto da due fiori di Magnolia (fiore nazionale e simbolo nordcoreano). Si dice che le due donne fossero due sorelle separate dalla divisione delle due Coree. L’arco si trova sull’autostrada della riunificazione, che collega Pyongyang alla zona demilitarizzata coreana e, se quest’ultima non fosse presente, porterebbe dritta a Seoul, nella Corea del Sud. Alla base del monumento vi sono due sculture di bronzo, raffiguranti i cittadini della Corea del Nord e della Corea del Sud che corrono gli uni verso gli altri, oltre a varie frasi inneggianti alla riunificazione.
13. MANGYONDAE NATIVE HOUSE
Poco fuori Pyongyang troviamo il luogo di nascita del Presidente Eterno Kim Il-sung, immerso in un parco bellissimo e verdissimo. L’area è stata mantenuta in ottime condizioni ed è considerata un sito sacro per i nordcoreani.
Qui vengono mostrate le radici umili del primo leader nordcoreano e come da una famiglia così modesta lui sia riuscito ad arrivare a un tale potere, solo grazie ai suoi sforzi e alle sue capacità. Le capanne sono ora un vero e proprio museo dove si possono vedere gli umili strumenti e gli artefatti del passato della famiglia del leader. Ad esempio, la pentola difettosa, ma funzionale che è stata acquistata da sua nonna con uno sconto anni fa, è ora un tesoro nazionale esposto qui. C’è anche la stessa stuoia di paglia su cui Kim Il-sung ha dormito quando è tornato dalle sue lotte ribelli in Manciuria. Ci sono i ritratti della famiglia di Kim Il-sung, tra cui suo cugino, fratello e padre, che sono caduti nella lotta rivoluzionaria. Molti abitanti di Pyongyang rendono omaggio al leader facendo un pellegrinaggio di 12 chilometri verso il sito che è anche un luogo di studio per i bambini delle scuole. La canzone suonata alla Mangyongdae Native House è chiamata “Nostalgia”. È stata scritta dallo stesso Kim Il-sung e si adatta all’atmosfera solenne. La casa attualmente esposta è una versione ricostruita dell’originale, a causa del naturale degrado dei materiali utilizzati nella costruzione originale.
14. MYOHYANG-SAN MOUNTAIN
Per una gita fuori porta di un giorno potete fare un salto al monte Myohyang-san. È un luogo sacro in quanto, secondo la leggenda, pare fosse la casa del re Tangun.
La prima tappa da non perdere è decisamente il tempio di Pohyon, costruito nell’XI secolo sotto la dinastia Koryo. Il tempio fiorì come uno dei più grandi centri del Buddhismo nel nord della Corea e divenne un rinomato luogo di pellegrinaggio. Come la maggior parte degli altri siti della Corea del Nord, il complesso ha subito ingenti danni dai bombardamenti statunitensi durante la guerra di Corea.
A Myohyang-san c’è il Centro Internazionale dell’Amicizia, soprannominato la più grande casa del tesoro del mondo. In mostra ci sono regali ricevuti dai leader della Corea del Nord nel corso degli anni. Si tratta di una collezione di 150 sale che ospitano doni presentati ai leader Kim Il-sung e Kim Jong-il da vari dignitari stranieri nel corso degli anni. Sostanzialmente chiunque può mandare un dono ai leader e quel dono verrà esposto lì.
Si dice che il museo agisca da propaganda, dando l’impressione di un sostegno mondiale al governo nordcoreano. Ai visitatori del museo viene detto che il numero di regali costituisce “la prova dell’amore e del rispetto infiniti verso il Presidente Eterno Kim Il-sung”.
I doni sono divisi per nazioni e sono tra i più disparati. Purtroppo anche qui era vietato fotografare e su internet non ho trovato nessuna foto degli interni, tranne questa qui sotto, che, tra l’altro, è anche uno dei doni che mi sono rimasti più impressi (insieme a un ritratto mosaico realizzato interamente con ali di farfalle): un coccodrillo imbalsamato che porta un vassoio. Curioso.
Ci sono diversi percorsi escursionistici sulla montagna, quindi si vi piace stare nella natura e fare hiking, questo è un posto perfetto. L’aria è freschissima e pulita e, se vi capiterà di imbattervi in locali che fanno un picnic, approfittatene e unitevi a loro!
15. NAMPO CITY
Nampo è una città portuale che s’affaccia sulla baia di Corea, alla foce del fiume Taedong, 50 km a sud-ovest della capitale Pyongyang. Di fatto, è il porto commerciale di Pyongyang, il più grande della Corea del Nord, nonché e la seconda città del paese per numero di abitanti. Niente di che onestamente, ma è stato interessante vedere un’altra grande città del paese, oltre Pyongyang. Se passate a Nampo mangiate le ostriche, perché sono piuttosto celebri.
16. COOPERATIVA AGRICOLA
Una nazione che si basa ancora sul valore del coltivare i campi non poteva non portarmi a vedere una cooperativa agricola. È stata una visita carina, non solo perché erano tutti molto orgogliosi di mostrare le loro piantagioni di riso e le loro serre, ma anche perché ho potuto vedere le vere campagne nordcoreane e come la vita scorra lì. C’è una notevole differenza di livello di vita, chiaramente, ma quando domandavo come mai e se ci fossero persone povere le guide sviavano dicendo che nessuno è povero in DPRK, perché il governo pensa a tutti in egual modo. Ok.
17. COMPLESSO DI TOMBE KOGURYO
Il complesso di tombe Koguryo è un sito archeologico e il primo sito del paese ad essere incluso nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
Si tratta di un complesso consiste di tombe risalenti al regno Koguryo, uno dei tre regni di Corea, nonché uno dei più forti regni della penisola coreana e del nordest della Cina fra il V e il VII secolo. Le tombe hanno pareti dipinte con colori vividi e mostrano scene della vita di tutti i giorni, oltre a scene tratte dalla mitologia coreana di quel periodo. Molto tristemente l’ingresso alle tombe vere e proprie per poter osservare questi dipinti costa la bellezza di €100, una prezzo che, personalmente, non mi sono sentita di pagare per vedere dei dipinti rupestri mezzi cancellati. Scusa DPRK, ma no.
18. VISITARE UNA SCUOLA
Una delle cose che volevo assolutamente fare in questo viaggio in DPRK era visitare una scuola a Pyongyang. E ce l’ho fatta. Chiedete alle vostre guide in anticipo, perché è un visita che deve essere approvata (come tutte le deviazioni o aggiunte al programma), ma che vale assolutamente la pena di fare.
Quel giorno c’era il saggio e la recita scolastica e mi sono ritrovata seduta nella platea insieme ai genitori dei ragazzi sul palco. Fighissimo. In giardino altri bambini stavano giocando a calcio, la banda della scuola faceva le prove, mentre all’interno nelle classi altri ragazzi stavano studiando. Sono entrata in una classe e sono stata accolta in un modo ultra timido, ma molto carino, devo dire.
19. ASSAGGIATE TUTTO
Come dicevo prima purtroppo non posso consigliarvi dei ristoranti particolari dover poter andare a mangiare, perché comunque il tour è programmato già da prima e i ristoranti sono sempre gli stessi, ma una cosa che posso dirvi è assaggiate tutto!
Il cibo non era male (anche se ho mangiato di meglio, in tutta onestà) e ogni giorno sia a pranzo che a cena le pietanze erano varie e composte da molti piattini, nell’usanza tipicamente asiatica. Lo street food non è comunissimo, ma si trova ogni tanto e io non me lo sono fatto scappare. Se volete mangiare qualcosa in particolare che pensate si mangi solo lì chiedete alle guide di portarvi; lo faranno senza problemi, come lo hanno fatto con me. Mi piace assaggiare di tutto, soprattutto cibi non comuni e diversi, quindi ne ho approfittato alla grande e questa zuppa qui sotto ne è la prova.
20. CAMMINATE PER LA STRADA
Mi sembra una cretinata da dire, ma lo devo assolutamente inserire tra le cose da fare a Pyongyang, perché purtroppo non sarà una cosa comune. Tutti i tragitti vengono coperti in macchina, perché girare a piedi per le strade non è cosa per i turisti. Non ne vedrete infatti. Io ho esplicitamente chiesto alle mie guide di poter andare a piedi ogni tanto per le strade, soltanto camminare, guardando le vie, i palazzi, i negozi e le persone. È facendo così che mi sono imbattuta in locali che altrimenti non avrei potuto avvicinare, come la famosa Traffic Lady in servizio, una signora anziana che aveva fatto la guerra di Corea e mostrava con orgoglio i suoi riconoscimenti sulla divisa e i bambini. Una delle cose che prediligo fare durante i miei viaggi è camminare per le strade, perché è solo così che riesco ad entrare in contatto con gli abitanti di un paese e capire anche come vivono.
21. FATE IL VIAGGIO DI RITORNO IN TRENO
Se all’andata ho preso la Koryo Airlines e sono atterrata comodamente a Pyongyang da Pechino in un’oretta e mezza, il ritorno l’ho fatto su un treno mettendoci però 26 ore.
Onestamente un po’ ci ho pensato che stavo a fà na cazzata, ma poi il viaggio si è rivelato davvero interessante e indimenticabile. Innanzi tutto il mio scopo principale era vedere lo scenario della Corea del Nord dal treno e sono stata pienamente accontentata, come potete capire dalle foto qui sotto. Poi volevo trovarmi in territorio nordcoreano senza avere le mie guide costantemente attaccate addosso. Certo, ero su un treno, ma ero “da sola” per sette ore.
Nel mio scompartimento da quattro letti c’era Angela, una signora tedesca di 69 anni, nata e cresciuta nella Germania dell’Est e che aveva vissuto in Corea del Nord quando era piccola con la famiglia per via del lavoro del padre. Aveva deciso quindi di partire per la DPRK dopo quasi 60 anni per vedere come fosse adesso il paese. Da sola anche lei. È stato un viaggio lungo prima di raggiungere il confine nordcoreano, circa sette ore durante le quali ci siamo raccontate le nostre vite dall’inizio a oggi. Ascoltare la vita interessante di Angela è stato super emozionante, soprattutto dalle morali che ho potuto ricavare dai vari episodi. Ma non c’era solo Angela, c’erano anche due cinesi che hanno iniziato il loro banchetto con cibo coreano di tutti i tipi, offrendocene un sacco e una signora di Pyongyang che usciva dal paese per la prima volta in vita sua per andare a fare un training per il governo nordcoreano e che ci ha offerto una specie di hosomaki coreani fatti da lei!
Arrivati al confine per uscire dalla Corea del Nord siamo stati fermi nel treno per tre ore circa mentre la polizia di frontiera controllava tutti i passaporti, visti eccetera. Contrariamente a tutto quello che mi avevano detto o avevo letto, non mi è stato chiesto di fare vedere le mie schede di memoria, né il telefono, né altro, ma questo non vuol dire che la cosa sia sempre così liscia. Forse a me è andata bene.
Dopo si attraversa il fiume Yalu che separa la Corea del Nord dalla Cina e si cominciano a intravedere i palazzoni dei Dandong, dove si spendono altre due orette all’immigrazione cinese, ma questa è un’altra storia.
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Ciao Sara,
Sono rimasta molto affascinata dal tuo viaggio in Corea. Su Instagram avevi indicato dei libri sui quali leggere della storia coreana, ma non ho fatto in tempo ad appuntarmeli. Potresti indicarmeli nuovamente per favore? Grazie mille.
Pierelisa / ziapie ( una tua vecchia follower di Snapchat)
Ciao e grazie mille 🙂 su IG ci sono ancora le storie in evidenza se ti interessa! Comunque avevo preso “Reminiscence – With the Century” Condensed Biography di Kim Il-sung e “On the Juche Philosophy” di Kim Jong-il.
Ciao Sara!
Sono molto incuriosita dalla tua esperienza e noto con piacere che l’hai vissuta con una grande consapevolezza. Mi piace la prospettiva con cui hai descritto il viaggio!
Vorrei chiederti prima di tutto con cosa hai scattato foto e fatto riprese. Te lo domando sia per il buon gusto estetico che per capire se fosse indifferente che tu facessi riprese con il cellulare o con una videocamera.
In aggiunta ho una domanda a proposito della scuola e delle tue guide: come si spiegano il fatto che un’italiana abbia potuto viaggiare in Nord Corea, mentre loro sono normalmente costretti a restare nel porprio paese? Me lo sono chiesta pensando sia alla prospettiva di uno studente che si ritrova una turista in classe, che alle guide che erano a stretto contatto con te.
Nel frattempo ti ringrazio in anticipo, i contenuti del blog sono super interessanti!
Ciao Fabiola, grazie mille per i tuoi complimenti! Le foto le ho fatte con il telefono, con la Gopro e con la macchina fotografica! Avevo tre device e infatti le mie guide erano un po’ sorprese dalle tante foto che scattavo ahahah! Per quanto riguarda i ragazzi in classe credo che loro siano stati assolutamente a loro agio, perché lo sanno che c’è un mondo la fuori e quindi non mi hanno vista come un’aliena. Grazie ancora a te per leggere i miei articoli!
Complimenti per questo lungo e interessantissimo reportage di un viaggio che è incluso nella mia bucket list e che spero un giorno di poter realizzare. Il tuo stile pacato, a parte quel “me sa che sto fa’ ‘na cazzata..( che mi ha fatto tanto ridere) e questo raccontare, ricco di particolari anche irrilevanti, che fa vivere la tua esperienza come se uno fosse presente, fanno di te una blogger di viaggio davvero interessante. Complimenti, continua cosi!