Durante il mio viaggio a Hokkaido sono salita fino al punto più a nord del Giappone, ovvero Cape Soya. Ho colto l’occasione e l’ho raggiunto mentre ero di passaggio a Wakkanai (per andare sull’isola di Rishiri). Da Wakkanai si prende un bus e si arriva in circa 50 minuti.
Dimenticatevi grattacieli, luci al neon lampeggianti, traffico e folla. Qui il paesaggio è completamente diverso. Sembra un paese della Norvegia, ma invece è la campagna giapponese.
Sulla strada per Cape Soya non perdetevi il panorama splendido della costa, tra scogliere a picco sul mare, paesini sperduti, case di legno e campi sterminati.
La minuscola cittadina di Cape Soya offre giusto qualche negozio e qualche ristorante, ma la vera attrazione sono i vari monumenti sparsi per la zona.
La foto di rito da fare è quella con il 日本最北端の地の碑 ovvero il ‘monumento del punto più a nord del Giappone’ (anche se il vero punto più a nord del Giappone è a circa un chilometro a nord ovest, una piccolissima isola disabitata di nome Bentenjima). Non c’è altro da fare qui, se non fare foto e resistere al vento forte che colpisce la zona. Io sono andata a fine novembre e c’erano 2 gradi centigradi. In inverno inoltrato potrete trovare sicuramente neve (e freddissimo). Nelle vicinanze del monumento si trova anche la statua di Mamiya Rinzō (1775-1844), un esploratore giapponese del tardo periodo Edo.
Prendendo delle scale che salgono sulla collina si raggiungono altri monumenti. Il primo è dedicato alla pace, venne costruito da Giappone e Stati Uniti per ricordare tutti i caduti durante la seconda guerra mondiale e culmina con la World Peace Bell, una campana giapponese costruita con lo scopo di pregare per la pace nel mondo, di cui esistono tre esemplari. Gli altri due sono custoditi nel quartier generale delle Nazioni Unite a New York uno, e l’altro sull’isola di Ishigaki a Okinawa.
Accanto c’è un’altra campana più piccola, costruita per il medesimo scopo, pregare per la pace, ma per i bambini questa volta.
Nelle vicinanze troviamo anche la vecchia torre di vedetta della marina militare e la vecchia armeria con il mulino a vento.
Il monumento più toccante però è quello che commemora il volo 007 della Korean Airlines. Nel 1983 il volo era partito da New York verso Seoul passando per Anchorage. A causa di una deviazione nella rotta il volo entrò nello spazio aereo proibito sovietico e, credendolo un velivolo spia americano, fu abbattuto dai russi a largo della costa giapponese, nei pressi di Cape Soya. Per ricordare le vittime del disastro fu eretto un monumento che ricorda una gru, costruito con 269 pietre di granito bianco, tante quanti i passeggeri presenti sul volo, alto 19.83 metri a commemorazione dell’anno dell’incidente e con 16 ali in ricordo delle diverse nazionalità delle vittime. Se volete approfondire l’argomento potete leggere qui.
Quella a Cape Soya è sicuramente una gita fuori dal comune, ma secondo me molto istruttiva e interessante. Se visitate l’Hokkaido non fatevi scappare Wakkanai, Rishiri e quindi Cape Soya!
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Bellissimo blog
Grazie 🙂