Le cose da fare a Naha, sull’isola di Okinawa, sono speciali e diverse dal resto del Giappone. Okinawa (insieme ad Hokkaidō) è la mia prefettura preferita in assoluto. Questo è un Giappone inusuale, rilassato, col clima subtropicale, con la gente simpatica che indossa camicie hawaiane e con delle tradizioni, lingua, cultura e cucina uniche. Non è un Giappone ipertecnologico e frenetico, qui è tutto più chilled.
Okinawa si raggiunge facilmente da Tokyo, Osaka o dai paesi asiatici circostanti e ha un clima mite d’inverno e caldo d’estate. Da Naha si possono visitare le splendide isole di Ishigaki, Taketomi, Miyakojima e tantissime altre e godere di un mare davvero cristallino. La foto qui sotto è stata fatta a Ishigaki, uno dei paradisi terrestri più belli mai visti.
Prima di raggiungere queste meravigliose isole però fate un salto a Naha, il capoluogo di Okinawa e immergetevi del tutto nella cultura del posto.
1. CASTELLO SHURI
Shuri è il nome della ex capitale del regno di Ryūkyū (le isole Ryūkyū sono isole del Giappone e formano l’arcipelago che separa l’Oceano Pacifico dal Mar Cinese Orientale. Si collocano tra l’isola di Kyūshū e Taiwan). Il castello di Shuri (Shurijo) era il centro amministrativo e la residenza dei re di Ryūkyū per diversi secoli, finchè Okinawa divenne una prefettura giapponese nel 1879, nonché il castello dove risiedeva l’Imperatore delle Ryūkyū. Il castello fa parte del patrimonio dell’umanità UNESCO. Fu interamente ricostruito dopo la sua completa distruzione durante la Seconda Guerra Mondiale, è in buona parte visitabile gratuitamente. Si paga un biglietto d’ingresso solamente per la parte interna e l’ampio cortile delle cerimonie.
Si raggiunge percorrendo una salita piuttosto ripida e faticosa, attraversando le mura di cinta, ma lo spettacolo della vista su Naha all’arrivo è impagabile.
Attorno al castello troverete dei giardini dal gusto tipicamente giapponese e un’adorabile zona residenziale da esplorare.
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2. FOTOGRAFARE GLI SHĪSĀ
Ovvero delle statue decorative tipiche dell’isola di Okinawa che rappresentano dei leoni con tratti canini. Sembra derivino dai leoni guardiani cinesi la cui immagine e tradizione sarebbe stata importata dalla Cina nel XIV secolo per decorare templi e palazzi. A Okinawa sono ampiamente diffusi tra la popolazione e vengono posti sui tetti o davanti agli ingressi delle abitazioni per allontanare gli spiriti maligni. Solitamente sono accoppiati: il maschio è rappresentato con la bocca chiusa in maniera che possa tenere lontano il male. La femmina è invece rappresentata a bocca aperta, nell’atto di diffondere la bontà.
Ovviamente non poteva mancare una leggenda riguardante gli Shīsā. Si narra che una di queste statuette, donata a un giovane di Naha da un notabile locale, prese vita e difese il porto del villaggio da un drago emerso dal mare. Una variante della storia afferma che la statuetta fosse del re delle Ryūkyū e che avrebbe difeso il villaggio di Madanbashi da un drago facendo precipitare con un ruggito una grande roccia dal cielo addosso all’aggressore, che avrebbe poi dato origine a un’isola.
Gli Shīsā sono dappertutto sull’isola, ricreati in ogni forma e colore.
3. VILLAGGIO RYŪKYŪ
Il villaggio Ryūkyū è un parco a tema sulla cultura tradizionale di Okinawa, sotto forma di villaggio dei tempi del regno di Ryūkyū. Si tratta di un’escursione totalmente turistica, lo so, ma fondamentale se si vuole capire e conoscere la cultura locale. Durante questo tuffo nel passato potrete vedere come vivevano gli antichi abitanti di Okinawa in vere abitazioni autentiche. Le antiche residenze Ryūkyū infatti sono dichiarate eredità culturale tangibile del Giappone.
Il villaggio Ryūkyū si trova a circa un’ora da Naha ed è raggiungibile con un autobus. La strada che si percorre è interessante, perché attraversa le varie cittadine limitrofe e corre accanto a una delle numerose basi militari statunitensi presenti a Okinawa. Il tema della presenza americana in Giappone è tuttora piuttosto caldo, soprattutto per quanto riguarda i crimini commessi dai militari USA. Dopo la seconda guerra mondiale e la resa del Giappone venne firmata la Dichiarazione di Potsdam, nella quale venne espresso come il Giappone avrebbe dovuto disarmare ogni forza militare presente nel paese e gli alleati (in questo caso gli Stati Uniti) avrebbero dovuto occupare il territorio nipponico fino a quando gli obiettivi stilati nella dichiarazione “saranno stati raggiunti e si sarà stabilito, in accordo con la volontà liberamente espressa del popolo giapponese, un governo pacifico e responsabile“.
Ma torniamo al villaggio Ryūkyū! Durante la vostra visita non perdetevi lo spettacolo di danze e musiche tradizionali Ryūkyū (che potrete vedere in determinati orari anche nel cortile del castello Shuri), molto diverse da quelle tradizionali di altre zone del Giappone.
4. MANGIARE SOBA IN UN LOCALE ANNI 50
E berci insieme un bella birra Orion, la birra di Okinawa. La soba qui è una cosa seria. È riconosciuta ufficialmente da tutto il Giappone come piatto tradizionale della zona, perché viene prodotta al 100% con farina di frumento, invece che con farina di grano saraceno come nel resto della nazione. Ovviamente differisce anche in altri ingredienti che non staremo qui a elencare, ma la specialità del posto è la soba col maiale, uno dei piatti più famosi. Non voglio dilungarmi troppo a decantare la fin troppo nota bontà del cibo giapponese tutto, ma degustarlo in una locanda anni 50, con arredi in legno, poster vintage alle pareti e lanterne rosse è davvero il massimo.
5. KOKUSAI DŌRI
È la via principale, dove la sera c’è movimento, bar, ristoranti e di giorno negozi di dolci e souvenir. Non fatevi scappare qualsiasi pietanza che si stata preparata con la patata viola, prodotto tipico di Okinawa. Da Kokusai dōri si accede a Heiwa dōri, una stradina coperta piena zeppa di prodotti locali, dagli Shīsā ai kimono, passando per dolcetti vari.
Proprio perché Kokusai dōri è così frequentata io ho optato per ristoranti meno chiassosi e meno pubblicizzati, mangiando nelle stradine limitrofe nelle piccole locande. Appena arrivata ho mangiato una soba squisita nel micro ristorante di un’adorabile vecchina giapponese.
Mamma mia Sara, Okinawaka mi ha sempre fatto antipatia e sei riuscita a farmi venire voglia di visitare pure lei❤️
Evviva! <3 <3 <3 Ora però voglio sapere perché ti stava antipatica Okinawetta bella.
hahah mi sembra giusto, e il motivo è che sono più fan del Giappone poco o per niente chilled!👺
Ciao Sara, articolo utilissimo e di ispirazione come sempre. Ho solo una domanda: quanto tempo consigli di trascorrere a Naha e Okinawa in generale?
Grazie 😘
Ciao e grazie 😀 A Naha bastano 2/3 giorni, mentre per Okinawa dipende un po’ quante isole vuoi visitare, comunque credo che una settimana possa andare!